Shadow of the Beast
[Psygnosis, 1989 - Amiga]


Martin Edmonson, Reflections, Psygnosis. Nomi che suscitano emozioni, nomi che sono legati a molti dei giochi pù emozionanti e coinvolgenti degli ultimi tempi, nomi che in passato hanno fatto sognare.
Forse tra i team di sviluppo videogiochi più velleitari ed ossessivi nella realizzazione tecnica, i Reflections, nell’ ormai lontano 1989, regalarono all'allora florido mercato del software per Amiga, una vera e propria perla chiamata Shadow of the Beast.

Beast fece ulare al miracolo divenendo ben presto tra gli appassionati l’emblema di quanto Amiga nelle mani giuste potesse fare. Ancora oggi affascina: una grafica coloratissima (fino a 128 colori su schermo!!!!), scrolling del fondale con ben 13 strati di parallasse (alcuni dei quali peraltro ben più ampi della canonica "striscetta" di terreno alta un paio di pixel), una quantità di mostri impressionante, quasi un centinaio diversi, molti dei quali giganteschi, e soprattutto, ogni cosa è mossa con una fluidità esemplare, senza mai un rallentamento o un'incertezza nello scrolling.

Ma se l'aspetto visivo è eccellente, il sonoro non è da meno, con effetti convincenti ed una colonna d'eccezione firmata da un Dave Whittaker decisamente ispirato, con musiche estremamente cupe ed angoscianti, di quelle che si rimpiangono, a ragione, soprattutto ora, in giorni poveri di protagonisti ed emozioni.
Una giocabilità compromessa forse da un livello di difficoltà eccessivo ma comunque sorretta dal desiderio di scoprire quale meraviglia si sarebbe celata dietro lo stage successivo. Un gioco impegnativo e vasto dal fascino magnetico per chi ha avuto il privilegio di giocarlo tra angoscia, mistero e stupore. Non ultima una trama torbida che vi vede nei panni di un inquietante uomo-capra in una dimensione surreale alla ricerca di uno stregone per riconquistare le proprie sembianze.

Grafica: 98%
Sonoro: 99%
Giocabilità: 89%
Longevità: 92%
Totale: 95%

- Solidsnake

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